Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi, il riassunto
Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi racconta un anno della vita dello scrittore costretto a vivere in quel periodo, in una piccola città italiana meridionale chiamata Gagliano situata in Basilicata. Se non hai ancora letto il libro, ti proponiamo il riassunto di Cristo si è fermato a Eboli.
Carlo Levi è stato uno dei tanti prigionieri politici del regime fascista italiano mentre il piccolo paesino di Gagliano (il cui vero nome è Agliano) era uno dei centri scelti dal regime fascista come luogo di esilio per gli oppositori. Carlo Levi era un uomo di “cultura”, completamente integrato nel pensiero e nella cultura della vita del 20° secolo in una città che il tempo e la civiltà avevano dimenticato. Levi nel suo libro, riuscito a fare un ritratto degli abitanti di Gagliano, popolo molto umile, che viveva in condizioni di arretratezza ed era oppresso dal fascismo.
Il primo impatto con il nuovo paese fu molto brusco. Quando Levi arrivò, trovò alloggio dalla cognata vedova del segretario comunale e non appena la conobbe abbastanza, incominciò a farle domande e a chiederle notizie sul paese.
La prima passeggiata di Levi in paese ebbe come meta la piazza principale: qui conobbe due medici, Gibilisco e Milillo. Erano gli unici medici del paese che però, nonostante tutto, non avevano grandi conoscenze in materia tant’è che, all’arrivo di Levi, gli abitanti iniziarono a chiedere informazioni a lui che però aveva scelto di non praticare la professione da anni.
Le giornate di Levi trascorrevano lente e noiose: passeggiava su e giù per il paese fino al limite concessogli cioè sino al cimitero. Carlo Levi conobbe anche l’Arciprete, un uomo mal visto da tutti e pertanto bersaglio continuo di scherzi da parte dei ragazzini del posto. Don Trajella, questo il suo nome, era un uomo solitario ma molto colto. Il prete non amava gli abitanti del paese e passava il tempo a scrivere epigrammi latini contro i suoi concittadini. A spezzare quei giorni noiosi, per Levi, fu la notizia dell’arrivo di sua sorella che non vedeva da molto tempo e che si sarebbe fermata per pochi giorni.
Levi restò ospite della vedova per una ventina di giorni dopodiché si trasferì nella sua nuova residenza, una casa che apparteneva all’erede del prete, Don Rocco Macioppi. Nella sua nuova abitazione si trovava a proprio agio e gli piaceva molto soprattutto per la posizione lontana da sguardi indiscreti. Dopo poco tempo Levi trovò anche una domestica, Giulia, l’unica che potesse praticare questo lavoro perchè era una “strega”. Alla fine del suo primo periodo di permanenza nel paese, lo scrittore era ormai abituato a quel posto e aveva imparato ad apprezzarne le culture e le tradizioni.
Dopo giorni di lunga attesa, da Matera gli giunse la lettera in cui gli veniva comunicato che il permesso di trasferirsi per poco tempo a Grassano era stato accettato. Levi partì e l’arrivo nel vecchio paese gli fece riaffiorare gli antichi ricordi legati a quel luogo. Lì rincontrò i vecchi amici, rivide la locanda di Prisco, si sentì nuovamente rinascere e provò una sensazione di libertà che a Gagliano aveva perso.
Dopo poco tempo Levi ritornò a Gagliano. Ormai l’inverno era alle porte e lo scrittore preferiva stare ad ascoltare il rumore del vento e della pioggia e a osservare la vita degli abitanti del paese. Con l’arrivo della primavera poi, Levi tornò a Torino per pochi giorni a causa di un lutto familiare. Il viaggio nel suo paese natio fu molto deludente. Al suo ritorno a Gagliano trovò molti cambiamenti, dalla scomparsa di Giulia, la domestica, all’allontanamento del parroco Trajella.
Il periodo di permanenza a Gagliano terminò e da Matera arrivò la comunicazione del rientro a Torino. Il paese era dispiaciuto per questa partenza e lo stesso Levi partì quasi a malincuore, lasciandosi alle spalle i sentimenti di quella gente che tanto lo aveva amato.
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