Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il riassunto
Il Gattopardo è ambientato nel periodo del Risorgimento quando Giuseppe Garibaldi aveva invaso la Sicilia: assicuratosi l’isola e la parte meridionale della penisola italiana, il così detto Regno delle Due Sicilie, lo offrì a Vittorio Emanuele di Savoia.
Il Gattopardo è suddiviso in otto capitoli, ciascuno identificato da mese e anno: i primi quattro hanno luogo nel 1860, e i due successivi nel 1861 e 1862, mentre il settimo si svolge nel 1888 e l’ottavo nel 1910.
Don Fabrizio Corbera, principe di Salina e detto il Gattopardo, è un intellettuale orgoglioso, un astronomo dilettante la cui più grande soddisfazione deriva dallo studio dei cieli tanto da aver scoperto e dato nome a due asteroidi. Don Fabrizio è sposato con la principessa Maria Stella dalla quale ha avuto sei figli e insieme a loro vive anche Tancredi Falconieri, figlio della sorella, furbo e intraprendente, profondamente amato dal Gattopardo.
Don Fabrizio guarda con disprezzo all’ascesa del ceto borghese mentre suo nipote, Tancredi Falconeri, alla ricerca del potere economico, combatte insieme ai garibaldini. Quest’ultimo è legato sentimentalmente a Concetta, una cugina perdutamente innamorata di lui.
Durante un soggiorno della famiglia nella residenza estiva di Donnafugata, Tancredi s’innamora di Angelica, figlia di don Calogero Sedara, un contadino arricchito che tenta di entrare nelle grazie della famiglia Salina. Per la famiglia Sedara, il matrimonio tra Angelica e Tancredi servirà a dare il prestigio sociale che desiderano ma, Tancredi, pur essendo nobile, è povero perché la sua famiglia d’origine è ridotta al lastrico. Tuttavia il matrimonio si compie con la benedizione di Don Fabrizio.
Arrivato il momento di votare per l’annessione della Sicilia al Regno di Sardegna, il popolo risponde con un verdetto positivo ed unanime anche grazie ai consigli del Gattopardo. A palazzo Salina giunge un funzionario mandato dal Piemonte, il cavaliere Chevalley di Monterzuolo, che offre a Don Fabrizio la carica di senatore al Regno. Legato al vecchio regime da vincoli di decenza, il principe decide di rifiutare la carica e, da quel momento in poi, si ritira a vita privata fino alla fine dei suoi giorni. Nell’estate del 1883 il principe muore circondato dall’affetto di Tancredi, divenuto deputato, e dei suoi figli.
Dopo la morte del padre, le figlie superstiti, Carolina, Concetta e Caterina, si dedicano alla vita religiosa convinte ancora che il nome dei Salina abbia ancora lo stesso potere del passato.
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