Mi sento sola, non capita e abbandonata: leggi la lettera
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Salve, sono F. una ragazza di quasi 20 anni. Prima di spiegare qual é il motivo per cui mi rivolgo a questo consultorio penso sia opportuno fare un quadro generale della mia situazione.
Quando avevo 12 anni in estate ho scoperto il tradimento da parte di mia madre leggendo un sms e ne rimasi scioccata. Un anno dopo i miei si separarono, poco prima che iniziassi gli esami di terza media (tanto per darmi una mano per la discesa). Non raccontai a nessuno della mia situazione di allora perché non avevo amici all’epoca, ma solo menefreghisti a cui sapevo di non andare a genio. D’estate mentre ero in vacanza con mio padre conoscemmo la sua attuale compagna, che stimo e apprezzo molto, e la figlia che ormai considero come mia sorella.
Ho avuto piú bassi che alti nella vita, mai un bel rapporto con i miei perché pieno di litigi per cose non cosí importanti, le amicizie non hanno resistito e il sentirsi sola e abbandonata mi ha accompagnato per molto tempo. Il periodo dei 17 anni fu uno dei peggiori: smisi di fare nuoto andando a fare atletica, smisi per un periodo di mangiare a pranzo (cosí da non far salire dubbi ai miei visto che “mangiavo” fuori) e iniziai a piangere ogni volta che tornavo a casa per un motivo non apparente e che sinceramente non ho mai avuto chiaro. Andai da una psicologa sotto minaccia di mia madre a causa delle nostre litigate giornaliere che erano arrivate anche all’uso delle mani ma non serví a molto visto che feci quattro sedute durante le quali io piangevo e la dottoressa parlava da sola. Litigai pesantemente anche con mio padre ma con lui non ci parlai per ben due mesi, durante i quali iniziai ad avere degli attacchi di panico appena rimanevo sola a casa. In tutto ciò nessuna amica mi é stata vicino, tantomeno mia sorella. Compiuti i 18 anni le cose sembravano andare meglio grazie all’estate passata con due ragazze lontano dai miei e al ragazzo con cui avevo iniziato una relazione che però posso definire come “malsana” visto che coprivo il ruolo dell’amante, anche se poi lui lasciò la sua ragazza e iniziammo a uscire allo scoperto.
Il mondo sembrava migliore ma tutto passa, infatti dopo quattro mesi di relazione lo lasciai perché mi resi conto che il suo comportamento stava cambiando nei miei confronti. Mi sentivo sola, usata e non apprezzata, sapevo che qualcosa non andava ed una settimana dopo aver chiuso con me si mise con una ragazza che era in classe nostra, proprio sotto i miei occhi. Era giá maggio quando successe e non so con quale forza d’animo io abbia finito l’anno ridendogli in faccia ogni giorno (ma disperandomi appena ne avevo le possibilitá dentro casa e continuando i litigi incessanti con i miei) passando la maturitá con un bel voto. Ovviamente passai un’estate orribile, sempre a studiare sia per entrare all’universitá (cosa che purtroppo non sono stata in grado di fare) sia per uscire dal liceo. A settembre ripartí l’incubo di starmene a casa a litigare con mia madre e mio fratello, il quale nonostante avesse quasi 14 anni doveva per forza fare cose impensabili come uscire la sera e ottenere consensi assurdi come ad esempio il motorino, argomenti che con me non hanno mai nemmeno trattato nonostante il mio reale bisogno di uscire dalla mia vita composta da scuola-nuoto-studio. Una sera litigai cosí pesantemente con mia madre, che ovviamente si schierò dalla parte di mio fratello, da fare i bagagli e andare da mio padre sotto suo consiglio. Non ci parlammo per due mesi ma la cosa positiva della situazione é che grazie a questo mio allontanamento da lei io mi sia avvicinata molto di piú a mio padre e alla compagna, che in vacanza si ruppe una gamba ed io mi offrii di starle accanto e accompagnarla ovunque le servisse. Arrivato dicembre iniziai a sentirmi diversa, il mio rapporto con mia madre é ormai completamente inesistente se non per due o tre telefonate che fa al mese. Credo di essere entrata in un nuovo periodo della mia vita caratterizzato da sintomi depressivi. Ci sono giorni che non riesco ad alzarmi dal letto per quanto mi senta sola, sconsolata e impotente difronte alla vita. Penso di continuo alla morte, a come ci si possa sentire, e a quanto io abbia fallito con la mia vita perché non sto facendo niente di tutto ciò che avevo in mente per me. Non mi faccio aiutare da nessuno, rifiuto il contatto con mio padre in quei giorni perché l’unica volta che gliel’ho permesso hanno reagito dicendomi che non é niente e che dovevo alzarmi dal letto senza fare tante scene perché cosí non risolvo nulla. Il punto é che quando mi trovo in questa situazione io non ho intenzione di risolvere il problema, lo vivo e basta. Continuo a chiedermi se questo mio periodo sia effettivamente dovuto a una depressione o se magari si tratti di un disturbo differente poiché penso di poter soffrire della ‘sindrome di abbandono’, di un ‘disturbo dell’umore’ come appunto possono essere la depressione o il bipolarismo, o di un ‘disturbo ossessivo-compulsivo’ per quanto riguarda le varie malattie mentali vista la mia continua ricerca di segnali ed eventi che si possano ricondurre ad una determinata malattia. Tengo a specificare che ogni giorno é un terno a lotto perché potrei svegliarmi bene e vivere le giornate come fossi una persona normale oppure non alzarmi proprio e piangermi addosso come ad esempio stamattina, dopo che ieri sera mio fratello (di quattordici anni) mi ha fatta esaurire e successivamente mi ha spinta addosso al divano facendomi molto male senza che uscisse dalla sua bocca la parola “scusa”, e quindi facendomi dubitare ancora una volta dell’importanza che ho in questa famiglia e che a quanto pare sembra essere pari al nulla. Spero che qualcuno possa aiutarmi a comprendere meglio cosa provo in queste giornate, a cosa si può ricondurre e quale rimedio posso usare per attenuare il sentirsi sempre soli, non capiti e abbandonati. Grazie in anticipo.
Grazia assistente sociale risponde
Cara F.
Mi sento innanzitutto di dirti che sei una ragazza coraggiosa in quanto, nonostante vari avvenimenti, riesci a stare “in piedi” nelle diverse situazioni; non è un percorso facile soprattutto quando ci sono ostacoli e resistenze da parte degli adulti. Comprendo la tua diffidenza nel chiedere aiuto alle altre persone perché pensi di non poterti fidare. Ma l’essere umano è “sociale” e in qualche maniera non può fare a meno degli altri. Se senti che è faticoso parlare con tua madre e/o con tuo padre, potresti iniziare a farlo con qualcuno di tua fiducia che possa aiutarti; non è una debolezza di cui vergognarsi, anzi, parlare della propria sofferenza aiuta a riconoscere il proprio malessere per poterlo esternare, e ciò può aiutare a stare meglio. Proprio per questo esistono anche i consultori giovani e i consultori famigliari a te più vicini, dove puoi rivolgerti per avere un aiuto e un primo orientamento rispetto al tuo star male; ma soprattutto per non sentirsi “sempre soli”. Vedrai che troverai un valido aiuto. Se vuoi dirci in che comune abiti, possiamo darti indirizzi e numeri di telefono dei consultori a cui potersi rivolgere.
Pubblicato venerdì 14/04/2017 in consultorio, consultoriogiovani mantova
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