Il Lupo perde il pelo ma non il vizio: Eminem ne ha per tutti nel suo nuovo album.
Dai primi anni del 2000 in poi, la scena musicale mondiale e hip hop in particolare, ha fatto conoscenza di un talento nuovo e sfacciato, violento e senza filtri, portavoce di un messaggio potente e sferzante: l’unico rapper bianco che canta come un nero, Eminem.
Il rapper di Detroit, al secolo Marshall Bruce Mathers III, dalla sua venuta alla ribalta circa 20 anni fa, ha fatto incetta di premi e dischi di platino, denunce e scandali, tonfi e risalite, scandali e problemi legali.
I fans dell’MC più discusso d’America, avranno esultato quando hanno saputo del nuovo album in uscita, con l’annuncio a sorpresa sui social il 31 agosto 2018, dato dallo stesso artista.
Nessuno si aspettava questa notizia, e naturalmente anche i pezzi all’interno dell’album sono stati una sopresa, con una sfilza di critiche e pareri negativi rivolti ai rapper delle nuove generazioni, veri e propri dissing con cui lui esprime il suo disprezzo e la sua distanza dalle nuove leve della scena musicale, piena secondo lui di artisti tutti uguali, di cantanti che scimmiottano altri cantanti.
D’altronde, già dal titolo dell’album si potevano capire quali erano le sue vere intenzioni: Kamikaze, un vero e proprio sfogo in stile Eminem, in cui il rapper non si smentisce e dimostra che il tempo non ne ha scalfito ne il talento ne la rabbia, fonti inesauribili per la sua ispirazione, mezzi che lo hanno portato ad essere quello che è, un mostro sacro che fa pubblicità anche a chi prende di mira, con buona pace dei perbenisti e conformisti che ne hanno sempre ostacolato il successo, senza riuscirci.
Volendo andare a fondo nei suoi dissing, la cosa che salta agli occhi è che per la prima volta Eminem è caduto nel gioco perverso e forse stereotipato del vecchio rapper che parla male delle nuove generazioni, anche se forse solo lui e pochi altri al mondo lo possono fare.
Tra i cantanti e produttori presi di mira, brilla senza dubbio il nome del canadese Drake, ormai sulla bocca di tutti per le sue canzoni e le sue produzioni orecchiabili, che ne hanno un fenomeno globale in ascesa ed ormai radicato nel mainstream, simbolo forse del nuovo prototipo di rapper moderno.
In uno dei suoi testi Eminem, cita appunto lo scandalo che ha coinvolto Drake, parlando delle numerose canzoni del rapper di Toronto che non sarebbero farina del suo sacco, frutto cioè di ghostwriting di altri artisti a cui le avrebbe commissionate, salvo prenderne la paternità senza renderlo pubblico.
Inoltre, simpatico il siparietto in cui il Tupac bianco attacca i vari Lil Yatchy, Lil Xan e Lil Pump, accusandoli di essere solo brutte copie sbiadite di Lil Wayne, con denti d’oro e tattoo in faccia, senza una vera e propria identità. Già arrivata la goliardica risposta dello stesso Lil Pump, il quale intelligentemente si è limitato a dire che grazie a questo dissing la sua popolarità aumenterà esponenzialmente.
In quella stessa traccia il rapper parla male anche del suo “erede”, il bianco Machine Gun Kelly, reo di averlo dissato e soprattutto di aver fatto dei commenti su sua figlia.
Da parte sua, pronta e pungente, è giunta la replica del giovane rapper al suo ex – idolo: il brano “Rap Devil”, che fa il verso alla canzone di Eminem “Rap God”, in cui Machine Gun Kelly parla di Marshall come di un signore di mezza età ormai diventato noioso, sempre a sputare odio sul microfono come un bullo della scena HIP HOP, forte del suo passato ma senza nuovi contenuti.
Oltre a questi, molti altri dissing all’interno di Kamikaze: quello contro i Migos, Joe Budden e Dj Akademiks, e tanti altri.
Insomma, la novità è che il flow non invecchia, il talento è cristallino e purissimo.
La costante, la solita: ogni nuova uscita di Eminem, catalizza verso di se e verso le sue “vittime”, un’attenzione mediatica che inevitabilmente diviene culto ; come profetizzato dal saggio Lil Pump, avere l’onore di essere citati in un suo album è comunque un “merito” da cui trarre benefici.
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