Beowulf, un viaggio nel padre dei poemi nordici

Breve analisi e riassunto dell’opera.

Nelle letteratura epica di tutta la storia, sicuramente hanno un posto in prima fila le opere della cultura latina e classica, come possono essere l’Eneide e L’Odissea. Il Beowulf invece, rappresenta l’opera nordica più lunga ed articolata, con i suoi oltre 3100 versi. Il poema non ci è giunto attraverso un solo lavoro in un unico manoscritto, in quanto non gli si attribuisce la paternità di un solo autore. Si ritiene che lo scrittore dell’opera abbia in autonomia posto mano alla rielaborazione di materiale epico dalle origini nordiche, si presuppone creando in maniera del tutto originale un componimento ispirato ad una tradizione ed un patrimonio tramandati oralmente. Beowulf è il nome che viene dato all’opera a partire dal diciannovesimo secolo, fino ad allora era noto come “Codice Nowell”, dal nome della persona a cui era appartenuto il manoscritto nel diciassettesimo secolo.

Tutto il poema è scritto in inglese arcaico, con molta probabilità risalente al finire del settimo secolo, ma da allora ha ispirato e se vogliamo dato un forte stimolo a molti autori per altri componimenti importanti che hanno un ruolo centrale nella letteratura moderna, come ad esempio J.R.R. Tolkien, il creatore della saga del Signore degli Anelli, con tutta la sua mitologica cosmogonia fantastica, fatta di draghi e spade lucenti, di troll ed eroi che salvano il mondo ad un caro prezzo.

L’opera, ambientata nella mistica terra scandinava, narra la storia e le gesta di un eroe chiamato appunto Beowulf, nato a Geatland, divenuto famoso per aver dato il suo aiuto fondamentale ad Hrothgar, Re dei Danesi. La storia nasce dalla costruzione di una grandissima dimora per il re Hrothgar, ma la bellissima costruzione finisce per attirare l’attenzione di Grendel, vagabondo errante delle marche sperdute, un mostruoso e bruttissimo essere gigante, il cui aspetto non è pienamente descritto e definito, ma si pensa posso assomigliare ad un Troll di montagna.

Dopo aver studiato la situazione esterna, infatti, Grendel inizia a compiere le sue scorrerie abitualmente, recandosi presso il Cervo (Heorot, nome della città del Re), depredando e distruggendo tutto ciò che è vita, mietendo moltissime vittime al suo passaggio, creatura sanguinaria e volta soltanto al male.

Come abbiamo anticipato, Beowulf giunge finalmente a soccorrere il disperato Re ed i suoi sudditi, anch’egli dall’aspetto e dalla forza sovrumane, dotato di un’altezza oltre i canoni normali e molto simile ai giganti della mitologia norrena, ritratti spesso come letali e pericolosi, oltre che ostili. Ad un certo punto si apprende che la bestia non può in alcun modo essere colpita a morte da armi forgiate da mani umane, e con eroica volontà Beowulf decide di affrontarla a mani nude. In un terribile scontro, definitivo, l’eroe affronta il mostro insieme a molti uomini che lo aiutano ad immobilizzare Grendel, tanto da riuscire a strappargli totalmente un braccio. Il mutilato geme e scappa verso la sua orrida tana, nei pressi delle paludi marittime, dove finalmente si lascia morire. L’arto del mostro viene esposto nella sala del Re, come un vero e proprio trofeo.

Dopo il lieto evento della sconfitta del flagello di Heorot, tutta la giornata viene trascorsa all’insegna dell’allegria e dei festeggiamenti, per celebrare la liberazione dal mostro feroce. Purtroppo però non sono assolutamente finiti i travagli del popolo del Cervo, in quanto la notte stessa, giunge una creatura altrettanto terribile e sanguinaria, riemersa dal suo antro nascosto sott’acqua a pretendere la sua vendetta per la morte di Grendel: si tratta infatti di sua madre, una spaventosa e gigante Orchessa senza pietà, che terrorizza e fa ripiombare nuovamente nell’incubo tutta la popolazione. Ancora Beowulf giunge ad offrire il suo ausilio al Re, e arriva da solo nei posti bui e desolati dove essa abita, ad incontrare in combattimento l’Orchessa, come in una sorta di metaforica e solenne discesa negli Inferi. La battaglia però, non si svolge senza drammaticità e difficoltà per l’eroe, in quanto decide di affrontarla da solo, questa volta però munito di cappa e spada, senza l’aiuto di nessun altro. Le sue armi, però, si riveleranno inutili contro la durissima pelle del suo avversario, in quanto non riescono minimamente a scalfirlo. Beowulf riuscirà ad avere la meglio solo grazie ad una leggendaria spada miracolosa, trovata per puro caso nello stesso antro dell’orchessa, dove il combattimento stava avendo luogo. La spada aveva dimensioni e peso che andavano ben oltre le possibilità fisiche di un uomo comune, e soltanto la sua prestanza e le sue doti sovrumane gli hanno reso possibile di maneggiarla e di portare a casa la vittoria. Egli infatti decapita finalmente il tremendo Orco, prendendo la testa come trofeo.

La storia subisce così una immediata accelerazione e molti eventi ne scaturiscono, infatti Beowulf ritorna alla sua amata patria e diviene Re dei Geati, regnando per ben cinquant’anni. Proprio verso la fine del suo regno, egli è costretto ad un’ultima e terribile prova per il suo coraggio eroico, infatti deve fronteggiare le minacce e l’orrore di un Lindwor, cioè una specie di serpente di fuoco, un drago risvegliato dal suo sonno perché si era accorto di essere stato depredato di una coppa facente parte del suo tesoro. (altro riferimento utilizzato da Tolkien, draghi che sputano fiamme e sono gelosi custodi di tesori preziosi).

Beowulf affronta, già in tarda età, i fumi ed il fuoco del mostro, riuscendo infine ad ucciderlo e a proteggere il suo regno, perdendo però anch’egli la vita nello scontro finale che si dimostra fatale per il suo destino.

Nel Beowulf si trovano interessanti miscugli di riferimenti culturali e di natura religiosa, i quali ci dicono moltissimo riguardo le influenze che hanno ispirato chi lo produsse, e allo stesso tempo ci fanno collocare almeno indicativamente il poema a livello storico, infatti gli si attribuisce una datazione che parte all’incirca dall’anno mille. Il maestoso poema contiene al suo interno un chiaro riferimento ad elementi sia cristiani che pagani, non tralasciando una mescolanza di varietà in cuoi vengono miscelate componenti che appartengono sia alla realtà che alla leggenda del mito.

La mitologia e la letteratura norrene, pregne di quel misticismo tipico di quelle lande e di quei paesaggi remoti, sono state come detto largamente ispirate dal Beowulf, pietra miliare senza nome di una cultura troppo spesso inesplorata e sottovalutata, soprattutto dalle nostre parti, dove si predilige anche accademicamente un utilizzo di testi prevalentemente “latini”e “classici”.

Vi consigliamo quindi di partire da questo spunto per fare una bellissima lettura, un passo nel mondo fantastico delle creature che hanno poi ispirato i grandi della letteratura dei giorni nostri, fino poi a diventare delle saghe cinematografiche di successo internazionale riconosciuto.

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Pubblicato lunedì 11/03/2019 in

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