Racconti di paura: storie da brivido solo per coraggiosi!
OCCHI AZZURRI
Era una notte buia e uno strano silenzio avvolgeva la città. Chiara era nel suo letto, ma non riusciva a dormire. Si girava e si rigirava tra le lenzuola mentre mille pensieri le affollavano la mente: i compiti, l’interrogazione, la partita di pallavolo del giorno dopo, i nuoi compagni che aveva appena conosciuto, quel ragazzo carino seduto all’ultimo banco..
Che cosa difficile, trasferirsi in una nuova città, iniziare l’anno in una nuova scuola, lasciare tutti gli amici…I nuovi compagni erano strani: tutti ordinati, silenziosi, diligenti. Tutti con i capelli biondi e gli occhi azzurri. Lei, con i suoi ciuffi castani e ribelli, spiccava come “diversa”…Tutta la città era strana: non c’erano cartacce per terra, nessuno parlava a voce alta, tutti tenevano gli occhi azzurri bassi e si muovevano come…come zombie. Ma la cosa più strana di tutte era l’assenza di rumori. Troppo silenzio.
Anche ora, nella sua nuova camera, nel suo letto sconosciuto, Chiara ascoltava il silenzio. Nella sua vecchia casa sentiva il traffico della strada, le grida dei passanti, i clacson delle macchine. Ma qui no: qui non si sentiva niente…La notte era perfettamente nera e silenziosa.
Ad un tratto udì un rumore, e ne fu sollevata: allora anche lì qualcuno era in giro quando calava il sole! Chiara si accoccolò tra le coperte e si preperò a dormire. Ma proprio mentre si appisolava, si rese conto che i suoi che sentiva erano strani. Anche più strani del silenzio. Era come se tutte le porte delle case della sua via si fossero aperte e poi richiuse all’unisono, e se tanti passi risuonassero sui vialetti che conducevano in strada. Tutti nello stesso momento, ordinati e diligenti come i suoi nuovi compagni. Si alzò, andò alla finestra e lì vide una cosa davvero bizzarra: tutti gli abitanti del quartiere, i suoi silenziosi vicini, erano usciti di casa, vestiti di tutto punto, nel cuore della notte. E camminavano verso la piazza principale, un piede davanti all’altro senza guardarsi, in perfetta sincronia. Come se fossero addormentati o come se fossero…
In un attimo Chiaro fu in strada, con una felpa infilata sopra al pigiama, per seguire quella strana processione. Arrivò nel palazzo del municipio e vide che tutti entravano nell’edificio. Seguì la folla e si intrufolò nella sala principale, dove tutti si erano seduti con gli occhi rivolti al palco. Si nascose dietro la porta e attese. I cittadini rimanevano immobili, seduti, fissando il palco della sala vuoto. A un certo punto, molto, molto, molto lentamente, il sipario del palco iniziò ad aprirsi, rivelando un’immagine gigantesca stampata su un cartellone.
Era una foto ingrandita, e Chiara all’inizio non capiva chi o cosa ritraesse. Man mano che il sipario si apriva, si intravedevano i particolari. Era una persona. Si vedevano le mani, con lo smalto blu. Era una ragazza! Lentamente, le tende rivelarono le orecchioe: portava orecchini piccoli, a forma di cuore. Istintivamente, Chiara si portò le mani ai lobi. L’immagine diventava sempre più chiara: ecco la maglietta, gialla, i jeans scoloriti, il neo sul collo, la piccola cicatrice sul braccio, ciuffi ribelli di capelli castani…
Chiara. La foto che tutti stavano fissando ritraeva lei. Nell’istante in cui la ragazza se ne rese conto, tutti i cittadini si voltarono all’unisono e, come se avessero sempre saputo della sua presenza, la fissarono. Chiara potè vedere che i loro occhi non erano azzurri, ma di un verde intenso e chiaro, innaturale…
E si svegliò. Era nella sua nuova camera, nel suo nuovo letto, nella nuova casa. I raggi del sole le accarezzavano il viso, mentre i rumori della strada riempivano la stanza. Era stato solo un sogno! Chiara si stiracchiò, scese a fare colazione, si vestì e uscì di casa dandosi della stupida. Come aveva potuto farsi spaventare da un sogno? Come aveva potuto pensare che quella città fosse troppo silenziosa? Ora sentiva tutti i rumori, i suoni, le risate…
Arrivò a scuola leggermente in ritardo. Erano giò tutti entrati! Quando entrò in classe vide che i suoi compagni chini sui libri, stavano facendo un esercizio. Entrò scusandosi e si diresse verso il suo posto. Senza pensarci, gettò uno sguardo verso il ragazzo carino dell’ultimo banco, che in quell’istante alzò la testa e la guardò sorridendo.
Chiara vide nell’azzurro dei suoi occhi un riflesso verde…
Ragazzi, vi è piaciuta questa storia? Vi ha fatto paura? Vi piacciono le storie del terrore? Appuntamento al prossimo racconto da brivido…
Pubblicato mercoledì 29/09/2010 in Misteri, paura, racconti di paura
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