Essere femmina, costa di più?
Le tasse che non immaginavi di pagare solo perché sei una donna
La figura della donna ha avuto moltissimi cambiamenti ed evoluzioni nel corso del tempo, che hanno portato finalmente alla parità di diritti negli anni 60, aprendo le porte dell’emancipazione e della libertà a gentil sesso. Ma molto resta ancora da fare, la strada percorsa è tanta, ma il gap da colmare rispetto ai maschietti è ancora molto importante, per questo non bisogna mai abbassare la guardia.
Molto probabilmente le militanti sessantottine, storcerebbero il naso e farebbero una rivolta, se sapessero che alcuni beni e oggetti di esclusivo uso femminile, vengono tassati maggiormente rispetto agli equivalenti maschili.
Ed è proprio a tale proposito che oggi vogliamo parlare di questo argomento, cercando di offrirvi una visione ampia a riguardo, che parte da qualche considerazione globale storico-sociale della donna, fino ad arrivare a spiegare come non siano giuste alcune maggiorazioni di prezzo che riguardano oggetti importanti per la sua vita quotidiana.
C’è sicuramente da dire che le lotte e le conquiste delle femministe vanno sicuramente apprezzate e studiate, approfondite e prese come modello di ispirazione per migliorarsi ed ambire a cambiare il mondo, in quanto purtroppo con il benessere è arrivata anche una grossa percentuale di pigrizia e relativa ignoranza, le quali sicuramente non aiutano ad acuire i sensi di quella coscienza sociale che è il fulcro per una piena consapevolezza dei propri diritti e una conoscenza della storia che possa essere da monito ed insegnamento, soprattutto nei casi in cui la femminilità viene per così dire, storpiata.
A questo proposito urge sottolineare quanto sia fondamentale per noi donne non scimmiottare gli atteggiamenti dell’uomo, magari credendo di averne un tornaconto, ma anzi di rimanere integre e fiere rappresentanti della dolce ma forte personalità femminile, in quanto il ruolo della donna riveste un fondamentale ed insostituibile cardine all’interno della famiglia e della società, senza snaturarlo.
Volendo usare un luogo comune, in maniera grottesca e soltanto ironica, potremmo a volte essere d’accordo con chi afferma che “La famiglia ha perso un po’ del suo valore e della sua unità, proprio da quando gli uomini curano il proprio aspetto estetico più delle donne, e le donne bevono come camionisti!”
Lasciando stare i luoghi comuni, che lasciano il tempo che trovano, dobbiamo però sicuramente osservare come sia importante non trasformare l’emancipazione in vanità, cercando di tenere sempre a mente i valori saldi che hanno spinto le nostre antenate guerriere a pretendere ed ottenere i propri sacrosanti diritti.
Le nostre nonne forse non sapevano coniugare tutti i verbi, ma avevano il carattere e la perseveranza che reggeva in piedi tutta la famiglia, avevano gli “attributi” anche più di certi uomini, ma senza volerli emulare, mantenendo inalterate la propria grazia e la propria eleganza, crescendo generazioni di figli e colmando a volte le lacune dei padri che per lavoro non erano mai in casa.
Le cose sono cambiate, e naturalmente in meglio, ma è importante non dimenticare le radici e le conquiste ottenute da coloro che ci hanno preceduto, onde non perdere la profonda identificazione e diversità che impreziosisce la figura della donna, che per sua natura contiene doti uniche e irripetibili.
Sicuramente, su questo ultimo aspetto, una riflessione va fatta riguardo i social come strumento per la diffusione di immagini che di per se sembrano rendere palese un desiderio di espressione e libertà, come ad esempio posare nude o seminude, ma tenendo presente che è proprio la metafora di donna-oggetto, uno degli spauracchi contro i quali si sono sempre accanite le militanti femministe, sempre giustamente attive per l’affermazione intellettuale e autonoma della donna, oltre gli stereotipi e le convenzioni anche e soprattutto di natura estetica e materiale.
Era importante sottolineare questi aspetti, per affrontare meglio l’argomento spinoso del giorno: le tasse che non sapevi di pagare, solo perchè sei nata con una vagina.
In questo articolo, cerchiamo di darvi qualche dritta per non pagare le maggiorazioni, tutte le tasse di colore rosa: ebbene si, è una vera e propria regola del marketing, neanche troppo recente, che si basa sulla diversità di offerta in base al genere. Sei femmina e ti tocca pagare di più, ci dispiace!Non accettiamo questa frase, Ma siamo appunto qui per informarvi e per combattere questa tendenza.
Di cosa si tratta?
Compiere il proprio dovere, pagando le tasse dovute, è sicuramente un obbligo ed un onere di ogni cittadino, uomo o donna che sia. Non ti stiamo consigliando quindi di evadere, nota bene.
La cosidetta “tassa rosa” di cui vogliamo discutere in questa sede, si intende come una maggiorazione sul prezzo di alcuni prodotti destinati all’uso femminile, molte volte praticamente uguali ai maschili a cui corrispondono.
Non è quindi una VERA e PROPRIA tassa, ma una tassa metaforicamente parlando, che si basa sul caratteristico stereotipo di genere, concretizzandosi in denaro speso che si potrebbe risparmiare.
Come sappiamo, l’IVA è invece una tassa reale, un imposta che il governo aggiunge ai beni di consumo stabilita preventivamente dalla legge: basti sapere che sulla merce di prima necessità viene applicata una maggiorazione iva del 4%, mentre tutti gli altri prodotti del mercato vengono tassati al 22%.
Come evitare la Pink Tax, facendo un confronto dei prezzi.
La cosiddetta Pink Tax, è come abbiamo modo di spiegare, una maggiorazione dei prezzi su certi prodotti che si rivolgono all’utenza femminile, che facendo una media approssimativa vengono a costare ben il 7% in più di quelli destinati al pubblico degli uomini. Abbiamo spiegato di cosa si tratta, ma scendendo nel dettaglio, cercando qualche spunto tangibile per capire meglio il fenomeno, possiamo farci aiutare da un sito che permette di confrontare i prezzi ed i prodotti:; si chiama Idealo, e da una ricerca recente su fluttuazioni e movimenti di prezzo, ha evidenziato ad esempio come le sneakers femminili costino circa il doppio delle maschili. Al contrario, va sottolineato come ad esempio, le scarpem da trekking da uomo costano al contrario molto di più delle equivalenti da donna.
Secondo pareri di autorevoli esperti, il consiglio principale è di cercare di usare un comparatore di prezzi, nel momento in cui ci apprestiamo a fare una spesa, soprattutto quando si tratta di alcuni prodotti di uso molto sporadico dei quali risulta più complesso accorgersi di aumenti e rincari sul prezzo. Comparando i prezzi con i giusti motori di ricerca, sarà possibile acquistare il prodotto che ci serve nel momento giusto, quando cioè il ribasso momentaneo ad esempio ci fa risparmiare il costo delle Pink tax, o della Blue tax (quella dei maschietti) laddove anche questa talvolta viene sfruttata dai fornitori.
Un altro modo di aggirare l’ostacolo della tassa rosa, è cercare di fare necessità virtù, acquistando articoli per cosi dire “neutri”, cioè unisex, che non contengono ad esempio personalizzazioni specifiche e caratteristiche tipiche che possono renderli solo un prodotto di genere femminile.
Come aggirare la Tampon Tax?
Altro argomento che ha spopolato sul web negli ultimi tempi, è quello che concerne la cosiddetta tampon tax, che riguarda il naturale e umano aspetto delle mestruazioni.
Ebbene si, in Italia, come in altri paesi, avere le mestruazioni sembra essere considerato un vero e proprio lusso, come se fosse un capriccio!
Sorvolando sulla discussione di carattere meramente morale e teorico, che ci dovrebbe fare indignare ed inorridire rispetto a questo abominio irresponsabile e immotivato, possiamo consigliare l’uso della coppetta mestruale che può essere riutilizzata: di certo non il più moderno e all’avanguardia sistema di assorbimento, ma forse l’unico modo per risparmiare veramente sugli assorbenti e utilizzare più volte lo stesso articolo.
L’alternativa estrema, anche se abbastanza paradossale, sarebbe trasferirsi in quei pochi paesi virtuosi che hanno avuto l’ardire e l’intelligenza di togliere completamente la tassa sugli assorbenti: Canada, Kenya, India ed alcuni altri stati statunitensi.
Dobbiamo constatare che l’igiene femminile purtroppo, non è assolutamente una scelta, ma un bisogno. Cosa c’è di paragonabile, come “bene di prima necessità?”
In Italia, con la nuova legge emanata dal nuovo governo, tutti i tipi di assorbenti comprese le coppette mestruali vengono tassati al 22%.
Una polemica che ha fatto il giro del web e dei media, suffragata dal paradosso che vede invece tassi agevolati del 10% su merci come il tartufo, il cioccolato e la birra.
Per quanto possiamo comprendere i peccati di gola e condividerli, ci risulta alquanto incredibile come sia potuto accadere qualcosa di simile.
Parlando invece della tendenza a riguardo in tutta Europa, constatiamo che anche il resto dei paesi del vecchio continente sono indietro su questo tema, ma alcuni per fortuna stanno iniziando a cambiare qualcosa a riguardo:
Olanda e Belgio, Inghilterra e Francia, hanno tutte una tassazione sugli assorbenti che si aggira tra il 5,5 % ed il 6%.
Solo la virtuosissima Irlanda ha completamente abolito la tassa riguardante l’intimità femminile, invece la Scozia ha devoluto oltre 5 milioni di sterline proprio per combattere la cosiddetta “povertà mestruale”, cosi facendo ha raggiunto lo scopo di garantire gratis gli assorbenti a circa 400 mila studentesse scozzesi. La splendida iniziativa è stata avviata nella città di Aberdeen, dallo scorso settembre.
Una iniziativa che si traduce nella pratica quotidiana, e può fare la differenza, ed è un esempio tangibile di come si possa fare qualcosa per migliorare le cose.
Vi è un ultima tassa di cui discutere, non meno odiosa e disdicevole, e la pagano le donne in carriera che guadagnano più del proprio compagno ed hanno una posizione superiore alla sua.
Si tratta di una tassa svelata da un approfondito studio scientifico, che è stato condotto su donne manager e vincitrici di un Academy Award, da qui l’espressione “la maledizione dell’oscar”: le coppie in cui lei ha avyuto più successo di lui, risultano essere quelle con il maggiorun rischio di seprazione e divorzio.
In questo caso, si tratta di una tassa metaforica, ma non meno antipatica delle altre, in quanto riguarderebbe uno scotto molto grave da pagare, che va a toccare intimamente la sfera personale del rapporto di coppia, condannando la donna in carriera ad avere il giusto successo per il suo talento ma allo stesso modo destinandola a ritrovarsi da sola.
Questo studio singolare è stato portato avanti dalle ricercatrici delle Università di Singapore e Chicago, ed è stato analizzato dal New York Times: le coppie più a rischio sono indubbiamente quelle in cui lei porta a casa più soldi di lui. In questo caso, aggiungiamo noi, è un rischion che vogliamo correre!
Non rinunciamo ai nostri sogni, alla nostra carriera, alle nostre ambizioni… se prenderemo un oscar, ci consoleremo abbracciando la statuetta, e contemplando il nostro successo, fiere di quello che siamo diventate!
E non dimenticate, siate donne, leali, fedeli, perseveranti, ambiziose, materne ma anche femminili, ma soprattutto nel modo più naturale che vi sgorga dal cuore.
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