Fontamara di Ignazio Silone, il riassunto
Fontamara di Ignazio Silone è stato scritto nel periodo dell’esilio in Svizzera dello scrittore e narra le vicende di un paesino della Marsica dominato dalla povertà. In questo articolo vi proponiamo il riassunto di Fontamara di Ignazio Silone.
Fontamara è un paese povero e arretrato, abitato prevalentemente da contadini, i cosiddetti cafoni, e da proprietari terrieri.
Poiché gli abitanti non sono riusciti a pagare la bolletta, Fontamara si ritrova senza elettricità e i suoi abitanti, ben presto, si abituano ad essere illuminati solo dalla luna.
Una sera, al rientro dal lavoro alcuni contadini si riuniscono per discutere del pagamento della corrente elettrica e, all’arrivo del cavalier Pelino, graduato nella milizia fascista, firmano un foglio bianco senza sapere di cosa si tratti.
Il giorno successivo la cittadina è messa in subbuglio da alcuni operai che stanno deviando il ruscello che, fino a quel momento, irrigava i campi dei cafoni indirizzandolo verso le terre dell’Impresario.
Per cercare di convincere l’Impresario a ridare loro l’acqua, le donne di Fontamara si recano ad Avezzana ma vengono derise, come sempre, da quest’ultimo.
In un primo momento, l’avvocato Don Circostanza propone di suddividere il corso del fiume in modo che sia i contadini che l’impresa abbiano tre quarti di acqua. La soluzione dell’avvocato, però, ha vita breve.
I soprusi nei confronti dei contadini continuano. Un giorno la popolazione viene travolta da un’incursione violenta delle squadracce fasciste, inviate in paese a seguito di una segnalazione del cavalier Pelino che aveva notato comportamenti antifascisti.
Dopo l’attacco delle squadracce, Berardo Viola, l’uomo più forte e grosso del paese, decide di ribellarsi ai soprusi lasciando il paese e cercando fortuna altrove.
Nel corso del suo viaggio a Roma, Berardo si rende conto che il mondo al di fuori del paese è molto diverso. Gli viene negato un lavoro in quanto proveniente da Fontamara e, pertanto, rivoluzionario. Inoltre, viene a sapere che la sua amata Elvira è morta.
Sconfitto, Berardo decide di ritornare in paese.
Alla stazione di Roma incontra un partigiano, l’Avezzanese, che lo informa riguardo l’avvento del fascismo e dei numerosi cambiamenti avvenuti in Italia e sconosciuti a Fontamara.
A causa di un equivoco, Berardo e l’Avezzanese vengono arrestati e gettati nella stessa cella. Qui Berardo sviluppa e matura un nuovo pensiero politico e morale che lo porta ad autoaccusarsi di essere il “Solito Sconosciuto”, ossia un sostenitore attivo della resistenza.
Venuta alla luce questa falsa testimonianza, Berardo e l’Avezzanese vengono torturati a morte affinché rivelino i nomi dei complici.
Gli abitanti di Fontamara, venuti a conoscenza della tragica morte di Berardo, fondano il “Che fare?”, un giornale in cui poter raccontare tutti i soprusi subiti e per far sapere a tutti della ingiusta fine del loro compaesano, facendo conoscere la loro dura realtà ai paesi vicini.
Questo suscita la reazione del Regime che punirà i Fontamaresi inviando una squadra della Milizia per reprimerli con la violenza.
Solo alcuni abitanti di Fontamara riescono a salvarsi scappando all’estero. Qui incontrano lo stesso Silone e gli raccontano le loro esperienze.
Fontamara è un paese povero e arretrato, abitato prevalentemente da contadini, i cosiddetti cafoni, e da proprietari terrieri.
Poiché gli abitanti non sono riusciti a pagare la bolletta, Fontamara si ritrova senza elettricità e i suoi abitanti, ben presto, si abituano ad essere illuminati solo dalla luna.
Una sera, al rientro dal lavoro alcuni contadini si riuniscono per discutere del pagamento della corrente elettrica e, all’arrivo del cavalier Pelino, graduato nella milizia fascista, firmano un foglio bianco senza sapere di cosa si tratti.
Il giorno successivo la cittadina è messa in subbuglio da alcuni operai che stanno deviando il ruscello che, fino a quel momento, irrigava i campi dei cafoni indirizzandolo verso le terre dell’Impresario.
Per cercare di convincere l’Impresario a ridare loro l’acqua, le donne di Fontamara si recano ad Avezzana ma vengono derise, come sempre, da quest’ultimo.
In un primo momento, l’avvocato Don Circostanza propone di suddividere il corso del fiume in modo che sia i contadini che l’impresa abbiano tre quarti di acqua. La soluzione dell’avvocato, però, ha vita breve.
I soprusi nei confronti dei contadini continuano. Un giorno la popolazione viene travolta da un’incursione violenta delle squadracce fasciste, inviate in paese a seguito di una segnalazione del cavalier Pelino che aveva notato comportamenti antifascisti.
Dopo l’attacco delle squadracce, Berardo Viola, l’uomo più forte e grosso del paese, decide di ribellarsi ai soprusi lasciando il paese e cercando fortuna altrove.
Nel corso del suo viaggio a Roma, Berardo si rende conto che il mondo al di fuori del paese è molto diverso. Gli viene negato un lavoro in quanto proveniente da Fontamara e, pertanto, rivoluzionario. Inoltre, viene a sapere che la sua amata Elvira è morta.
Sconfitto, Berardo decide di ritornare in paese.
Alla stazione di Roma incontra un partigiano, l’Avezzanese, che lo informa riguardo l’avvento del fascismo e dei numerosi cambiamenti avvenuti in Italia e sconosciuti a Fontamara.
A causa di un equivoco, Berardo e l’Avezzanese vengono arrestati e gettati nella stessa cella. Qui Berardo sviluppa e matura un nuovo pensiero politico e morale che lo porta ad autoaccusarsi di essere il “Solito Sconosciuto”, ossia un sostenitore attivo della resistenza.
Venuta alla luce questa falsa testimonianza, Berardo e l’Avezzanese vengono torturati a morte affinché rivelino i nomi dei complici.
Gli abitanti di Fontamara, venuti a conoscenza della tragica morte di Berardo, fondano il “Che fare?”, un giornale in cui poter raccontare tutti i soprusi subiti e per far sapere a tutti della ingiusta fine del loro compaesano, facendo conoscere la loro dura realtà ai paesi vicini.
Questo suscita la reazione del Regime che punirà i Fontamaresi inviando una squadra della Milizia per reprimerli con la violenza.
Solo alcuni abitanti di Fontamara riescono a salvarsi scappando all’estero. Qui incontrano lo stesso Silone e gli raccontano le loro esperienze.
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