Il giorno della civetta di Leonardo Sciascia, il riassunto
Il Giorno della Civetta è un romanzo di Leonardo Sciascia pubblicato per la prima volta nel 1961. Se non lo avete ancora letto, in questo articolo vi proponiamo il riassunto de Il Giorno della Civetta che trae spunto dall’omicidio di Accursio Miraglia, un sindacalista comunista, avvenuto a Sciacca nel gennaio del 1947 ad opera della mafia di Cosa Nostra.
Alle 6:30 di una mattina di sabato un uomo viene colpito mentre cercava di prendere un autobus in una piazza pubblica in una città siciliana. L’uomo assassinato è Salvatore Colasberna, un socio di una piccola azienda.
Il sergente della polizia locale arriva sulla scena in pochi minuti ma, nonostante un’abbondanza di potenziali testimoni, nessuno si fa avanti per fornire dettagli utili.
L’autista e il bigliettaio non ricordano chi ci fosse sull’autobus al momento dell’assassinio mentre il venditore di panelle, che era rimasto a terra al momento dello sparo, non è più sul posto. Quest’ultimo viene trovato da un carabiniere all’ingresso di una scuola elementare che riesce ad accompagnarlo nella caserma dei carabinieri.
Dopo ben due ore di interrogatorio, il venditore di panelle ricorda che all’angolo tra via Cavour e piazza Garibaldi, tra le sei e le sei e trenta, sono venuti due lampi di fuoco. Da questo momento le indagini vengono affidate a Bellodi, capitano dei carabinieri della compagnia di C., originario di Parma ed ex partigiano, rimasto in servizio nonostante fosse destinato a diventare avvocato.
Bellodi vuole assolutamente combattere il muro di silenzio ed omertà che vige in Sicilia e riesce a scovare i legami tra la criminalità mafiosa e politica.
Le pericolose indagini condotte da Bellodi portano un ricco possidente a chiedere ad un onorevole del suo partito di trasferirlo. Ma Bellodi vuole assolutamente portare a termine le ricerche e interroga un ambiguo confidente, un certo Calogero Dibella detto Parrinieddu che lo conduce su una pista che si rivelerà falsa. Nonostante ciò Parrinieddu dà a Bellodi il nome di Santo Pizzuco che gli tornerà utile.
Bellodi, interrogando la moglie di Paolo Nicolosi viene a conoscenza del nome del presunto assassino, un certo Diego Marchica detto Zicchinetta. Intanto Parrineddu viene assassinato e il capitano dei carabinieri riesce ad ottenere che Marchica, Pizzuco e il padrino don Mariano Arena vengano fermati, ma l’interrogatorio porta ad un nulla di fatto.
Le ricerche condotte parallelamente da Bellodi, gli permettono di scoprire nel fascicolo investigativo il noto sicario Marchica ritratto in una fotografia con don Calogero Guicciardo e l’onorevole Livigni. Questa foto fa clamore sui giornali e alza un polverone tale che si scatena un dibattito in Parlamento al quale partecipano anche due anonimi mafiosi e alcuni onorevoli.
Ma l’omertà è tale che un sottosegretario dichiara che la mafia esiste solamente “nella fantasia dei socialcomunisti”.
Bellodi viene spedito per ferie forzate a Parma. Qui un brigadiere siciliano gli spedisce i giornali dai quali apprende che alcuni personaggi della malavita hanno costruito un alibi di ferro per il Marchica e che, quindi, il castello probatorio è stato smantellato. Ciò che sembrava essere stato svelato sulla realtà mafiosa viene cancellato e la tesi viene sostituita con quella di un delitto passionale così don Mariano viene scarcerato.
La notizia stravolge talmente tanto Bellodi che il capitano inizia a girovagare per Parma dove incontra Bresciamelli, un suo vecchio amico di scuola.
Per strada incontrano Livia, amica di Besciamelli, che li convince ad uscire a cena tutti insieme.
Finita la serata, rientrando a casa, Bellodi pensa alla Sicilia e al fatto che ci ritornerà per stravolgere il sistema mafioso che la governa.
Alle 6:30 di una mattina di sabato un uomo viene colpito mentre cercava di prendere un autobus in una piazza pubblica in una città siciliana. L’uomo assassinato è Salvatore Colasberna, un socio di una piccola azienda.
Il sergente della polizia locale arriva sulla scena in pochi minuti ma, nonostante un’abbondanza di potenziali testimoni, nessuno si fa avanti per fornire dettagli utili.
L’autista e il bigliettaio non ricordano chi ci fosse sull’autobus al momento dell’assassinio mentre il venditore di panelle, che era rimasto a terra al momento dello sparo, non è più sul posto. Quest’ultimo viene trovato da un carabiniere all’ingresso di una scuola elementare che riesce ad accompagnarlo nella caserma dei carabinieri.
Dopo ben due ore di interrogatorio, il venditore di panelle ricorda che all’angolo tra via Cavour e piazza Garibaldi, tra le sei e le sei e trenta, sono venuti due lampi di fuoco. Da questo momento le indagini vengono affidate a Bellodi, capitano dei carabinieri della compagnia di C., originario di Parma ed ex partigiano, rimasto in servizio nonostante fosse destinato a diventare avvocato.
Bellodi vuole assolutamente combattere il muro di silenzio ed omertà che vige in Sicilia e riesce a scovare i legami tra la criminalità mafiosa e politica.
Le pericolose indagini condotte da Bellodi portano un ricco possidente a chiedere ad un onorevole del suo partito di trasferirlo. Ma Bellodi vuole assolutamente portare a termine le ricerche e interroga un ambiguo confidente, un certo Calogero Dibella detto Parrinieddu che lo conduce su una pista che si rivelerà falsa. Nonostante ciò Parrinieddu dà a Bellodi il nome di Santo Pizzuco che gli tornerà utile.
Bellodi, interrogando la moglie di Paolo Nicolosi viene a conoscenza del nome del presunto assassino, un certo Diego Marchica detto Zicchinetta. Intanto Parrineddu viene assassinato e il capitano dei carabinieri riesce ad ottenere che Marchica, Pizzuco e il padrino don Mariano Arena vengano fermati, ma l’interrogatorio porta ad un nulla di fatto.
Le ricerche condotte parallelamente da Bellodi, gli permettono di scoprire nel fascicolo investigativo il noto sicario Marchica ritratto in una fotografia con don Calogero Guicciardo e l’onorevole Livigni. Questa foto fa clamore sui giornali e alza un polverone tale che si scatena un dibattito in Parlamento al quale partecipano anche due anonimi mafiosi e alcuni onorevoli.
Ma l’omertà è tale che un sottosegretario dichiara che la mafia esiste solamente “nella fantasia dei socialcomunisti”.
Bellodi viene spedito per ferie forzate a Parma. Qui un brigadiere siciliano gli spedisce i giornali dai quali apprende che alcuni personaggi della malavita hanno costruito un alibi di ferro per il Marchica e che, quindi, il castello probatorio è stato smantellato. Ciò che sembrava essere stato svelato sulla realtà mafiosa viene cancellato e la tesi viene sostituita con quella di un delitto passionale così don Mariano viene scarcerato.
La notizia stravolge talmente tanto Bellodi che il capitano inizia a girovagare per Parma dove incontra Bresciamelli, un suo vecchio amico di scuola.
Per strada incontrano Livia, amica di Besciamelli, che li convince ad uscire a cena tutti insieme.
Finita la serata, rientrando a casa, Bellodi pensa alla Sicilia e al fatto che ci ritornerà per stravolgere il sistema mafioso che la governa.
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