Racconti di paura: “Alla ricerca di un fantasma” di Frulina
Questo è un racconto dell’orrore scritto da Frulina, una lettrice di www.10elol.it. Siete abbastanza coraggiosi per leggerlo?
ALLA RICERCA DI UN FANTASMA
Sammy Scarlet correva a perdifiato per il polveroso viale che lo avrebbe portato alla casa abbandonata. Tutti in paese dicevano che vi abitasse un fantasma e Sammy voleva verificarlo di persona. Aveva scelto quel momento con cura: non era nè troppo tardi, in modo che sua madre non si preoccupasse, ma nè troppo presto. “I fantasmi non escono prima di sera” pensò Sammy, ed ebbe per un momento l’impressione di sentire un soffio freddo sul collo.
Alla fine del viale la casa infestata lo stava aspettando. Man mano che si avvicinava gli sembrò che accanto al cancello ci fosse un’ombra ma, con suo grande sollievo, scoprì che si trattava di una bambina che giocava con una palla nel giardino dell’abitazione. “Ciao” disse la bambina “mi chiamo Belinda. Pensavo che nessuno sarebbe venuto qui, di sera”. “Ho intenzione di vedere il fantasma” disse ansimando Sammy. “Un fantasma vero?” chiese lei stupita. “Sì proprio così” rispose Sammy, orgoglioso. “Posso venire con te? Io non ne ho mai visto uno.”
Detto ciò Belinda si avviò verso la porta della casa seguita da Sammy attraverso il giardino pieno di cardi ed erbacce. “Entriamo, Sammy” disse la bambina. “Ma la porta non sarà chiusa a chiave?” chiese Sammy; poi chiese ancora, dubbioso “ma tu come conosci il mio nome?” “Beh, hai l’aria di uno che si chiama così” rispose semplicemente Belinda. La bambina spinse la porta ed entrarono, anche se Sammy era piuttosto spaventato. Si trovava in una stanza talmente buia che non riusciva a vedere nulla, tranne una figura scura e polverosa che si avvicinava a lui dall’altro lato della stanza. “Il fantasma!” gridò Sammy. Belinda si girò a guardarlo. Lui non riuscì a vederla bene, ma gli sembrò che stesse ridendo si lui. “Non è un fantasma” gli disse la bambina “è solo la tua immagine riflessa in uno specchio che si trova laggiù.” Sammy avanzò di qualche passo e si rese conto che Belinda aveva ragione. La bambina proseguì per una scalinata che portava al piano di sopra e Sammy la seguì.
Dal buio sbucò una mano, morbida e silenziosa come le ombre, che gli accarezzò la faccia con le dita di seta. “Il fantasma!” gridò nuovamente Sammy. “Ragnatele, semplici ragnatele!” replicò Belinda. Sammy si toccò la faccia e constatò che Belinda aveva ragione ancora una volta. Arrivati al piano di sopra, i due bambini aprirono una porta ed entrarono in una piccola stanza. La luce della sera filtrava attraverso le finestre illuminando il soffitto. Al centro della stanza c’era una sedia a dondolo mezza rotta su cui era appoggiata una bambola molto vecchia. Sammy si guardò intorno e poi guardò fuori dalla finestra. “Qui non c’è nessun fantasma” disse “e si sta facendo tardi. Devo andare.” Scesero le scale e Sammy non si spaventò più delle ragnatele, nè del suo riflesso che sembrava seguirlo.
Uscirono dalla casa e si avviarono verso il cancello. “Tornerai a cercare il fantasma?” chiese Belinda. “No, credo di no” rispose Sammy deluso. “Niente fantasmi!” disse Sammy, poi si girò e corse via senza salutare.
Belinda attese che fosse andato via. “Il problema” disse a sè stessa “è se lui sarebbe capace di riconoscere un fantasma, se per caso ne vedesse uno.” Oltrepassò il cancello e lo chiuse a chiave. Nella tarda sera Belinda era già evanescente e lontana, e appena mise il chiavistello alla porta di casa scomparve completamente.
(Ispirato da “In cerca di un fastasma” di Margaret Mahy)
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Pubblicato mercoledì 15/12/2010 in racconti di paura
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