Stare male mi fa sentire viva. Risponde il Consultorio
Ciao ragazzi,
come ogni mercoledi, anche oggi dedichiamo uno spazio importante ad una collaborazione speciale di www.10elol.it con il Consultoriogiovani di Mantova. Il Consultoriogiovani è una grande possibilità per tutti voi di dialogo “virtuale” con esperti, pronti ad aiutarvi in situazioni difficili. In fondo a questo articolo troverai la modalità per avere un consiglio da loro. Oggi è la volta di Flavia, una ragazza a cui piace essere malinconica.
Sono Flavia.
Spero che le mie domande non siano troppo stupide per scomodare il consultorio ma non sò a chi rivolgermi. Il mio problema è la tristezza. Credo che il ragazzo che mi piace cerchi di evitarmi e non sono stata invitata alla festa di compleanno di una mia “amica” mentre tutta la classe (anche quelli a cui è meno affezionata) sono stati invitati. Queste cose mi rendono triste e anche il clima freddo e buio che c’ è contribuisce ma la cosa strana è che questa malinconia mi piace. Mi piace aver il diritto di odiare il mondo. Come la frase: -la malinconia è una lacrima sul miele- la malinconia è quel dolce vento freddo che sembra colpisca solo te (non vorrei sembare troppo poetica ma nn sò come spiegarmi). E ora divento suscettibile permalosa e me la prendo con tutti anche con le mie sorelline del tutto innocenti.
Forse è una cosa simile all’ autolesionismo della serie “sento male vuol dire che vivo” (con le dovute proporzioni ovviamente). C’è un modo per dare un freno a questo periodo grigio? Sopratutto mi spiegate perchè questa malinconia mi piace?
ps:scusate se ho scritto tanto e spero che almeno voi mi ascoltiate.
Perfavore, sò che avete tante mail ma rispondetemi.
Maria Elsa che fa la psicologa, risponde:
Ciao Flavia, sono Maria Elsa, una psicologa del consultorio. Non ci sono quesiti o richieste stupide poiché tutto ha un senso e più di un significato per la nostra psiche. Come hai detto tu (con le dovute proporzioni ovviamente…) anche un po’ di autolesionismo: senti,soffri e quindi sei viva! Da un lato la vita in certi periodi può essere un po’ avara di soddisfazioni, dall’altra, noi stessi possiamo reagire in diversi modi: sfuggendo e negando il dolore, disperandosi e talvolta soccombendo, cercando di “accoglierlo” sia per accettarlo, elaborarlo e diventare più temprati, crescere, cambiare e poter meglio gioire dei momenti sereni, sia trovandoci una specie di beneficio secondario… quasi un po’ di piacere, una specie di tana un po’ buia ma dove si può cercare protezione e conforto.
Quando sei rinchiusa nel buio della tua tana, se è per poterci convivere un po’, leccandosi le ferite, va anche bene, ma se “mitizzi” questo, isolamento e trasformi il dolore psichico e fisico in vero piacere masochista, rischi di entrare in una condizione non sana. Detto questo ci si può chiedere da cosa dipenda “quella specie di piacere o conforto” che si percepisce quando si soffre (una giusta percentuale di masochismo insomma). E’ difficile credo esprimerlo con le parole: forse la consapevolezza di esistere, di sentire in tal modo un contatto emotivo con se stessi, o di sentire l’intensità di un sentimento. Il confine tra un atteggiamento sano ed uno che potrebbe diventare patologico sta sempre nella misura…e la misura qual’ è?
Quella che fa sì che non si preferisca a lungo andare, per scelta difensiva inconscia (dall’angoscia), il ritiro e l’isolamento dalla vita sociale, con la relativa percezione in se stessi di un particolare eroismo o persecuzione…che di fatto sfalsa la percezione della realtà esterna ed interna. Ma il ritiro e la riflessione possono fare molto bene sempre in una certa misura Sento in te Flavia, più una valenza di auto-coccola e romantica tristezza che di autolesionismo – masochistico, ma quanto bello è …anche un filo di tristezza e malinconia, quanta poesia e bellezza in tutto questo? E come apprezzare la gioia, il sole, se non si conosce la tristezza ed il buio? Pensa all’arte….La sensibilità, che è una grande dote e che permette di comprendere oltre l’osservazione razionale, di sintonizzarsi, identificarsi, ha come causa e conseguenza, anche la capacità di soffrire, se senti e capisci, non sempre gioisci.
Il consiglio è quello di non spaventarti di fronte a questa tua propensione, che…non so la tua età, ma potrebbe essere accentuata in quanto tipica e fisiologica di un periodo evolutivo; di accettarla senza crogiolarti troppo e di provare a sentirti viva anche quando capitano cose belle che ti danno piacere e gioia. Insomma la vita è affascinante e bella proprio per questa dialettica senza la quale tutto sarebbe fermo…
Credo che la ricerca della felicità non possa partire se non da questi vissuti e dalle relative riflessioni; molta tristezza è spesso dovuta a fattori interni, tralasciando un attimo cosa può riservarci la vita, molto spesso si è tristi perché non si sa ancora cosa ci possa rendere felici, perché ancora non ci si conosce, bisogna inseguire le nostre inclinazioni cercando di comprenderne il significato, sotto può esserci la mappa segreta per la ricerca del tesoro, una sorta di nostro e unico viaggio,chi siamo e qual’ è la nostra “missione” nella nostra vita...
Hai un problema che vuoi affrontare con gli esperti? Il metodo per parlare con loro è molto semplice! Scrivi una mail a [email protected] mettendo come titolo della mail “CONSULTORIO”. La vostra Kika girerà di conseguenza le vostre richieste al Consultoriogiovani di Mantova
Pubblicato mercoledì 09/02/2011 in consultorio
Condividi questo articolo con i tuoi amici di Facebook