“T amo”, “6 uniko”, “dv 6”: i 5 caratteri dell’amore
Ciao a tutti amici!
Come vi avevo anticipato ieri, oggi vorrei parlare con voi di amore e di sentimenti. Proprio in questi giorni ho letto un articolo davvero interessante in cui veniva presentato un libro dal titolo “Sempre in contatto. Relazioni virtuali in adolescenza” di Matteo Lucini e Laura Turuani.
In questo libro viene analizzato il rapporto fra gli adolescenti e la tecnologia come forma e strumento per esprimere i propri sentimenti.
Il libro di cui prima accennavo è interessante perché non è una critica sterile ai giovani d’oggi e al loro attaccamento alla tecnologia, bensì un’analisi fatta su un campione di oltre mille ragazzi sul loro modo di vivere.
Cellulare, msn, facebook: questi sono i nuovi modi per dirsi “ti amo” o “ti voglio bene”.
È particolarmente interessante il rapporto che ogni ragazzo o ragazza ha con il proprio telefonino: esso infatti, come dice nel libro, è un “cordone ombelicale” con i propri genitori innanzitutto.
Tanti bambini di soli 9 anni possiedono già un telefono cellulare che permette a mamma e a papà di sapere sempre dove si trova il figlio. È curioso pensare che un telefono, che il figlio vede come una cosa “da grandi” e quindi segno autonomia, in realtà altro non sia che il riconoscimento di una dipendenza ultima dai propri genitori.
Non solo: il telefono spesso aiuta a tirare fuori ciò che c’è in noi e che, altrimenti, non emergerebbe. Basta uno squillo per far capire all’altro “ti penso anche se non ti chiamo”; un messaggino pieno di X e K per comunicare con i propri genitori; e solo 5 caratteri per scrivere “ti amo”.
Tramite il telefonino (o msn, o facebook) tutto ci risulta più facile: sarà perché non abbiamo gli occhi di lui/lei davanti, o perché di fatto c’è sempre un ampio margine di rischio che si può coprire con “era uno scherzo!” o un “non l’ho mica sritto io!”.
Una volta c’erano le lettere postali: il concetto era il medesimo. Erano solo più lente nell’arrivoe più lunghe: non avevano il limite di 160 caratteri e avevano un costo relativo di fatto al solo francobollo, non in base al proprio abbonamento.
Ma il concetto era davvero il medesimo. Dico questo perché anche io, che sono appena più grande di voi, da piccola scrivevo delle lettere alle mie amiche per rimanere in contatto con loro anche se distanti da casa: ancora oggi conservo quei fogli colorati e pieni di frasi, racconti, emozioni e sentimenti. Allo stesso modo conservo sul cellulare i messaggi “più carini”: quelli che ogni tanto rileggi e sorridi o ti rendono malinconica se ricordano una persona che non c’è più nella tua vita. Quelli che nonostante siano di un’estate fa non riesci a cancellare, non riesci a buttare: proprio come quelle lettere di 15 anni fa.
Siamo combattuti nel dare un giudizio a questa prepotente entrata della tecnologia nel mondo degli adolescenti: se da un lato infatti aiuta ad esprimere emozioni e sentimenti che altrimenti non verrebbero detti, dall’altro implica un ampio rischio di perdersi la bellezza delle cose “reali”. L’abbraccio ad un amico, lo sguardo d’intesa con una amica, la paura, l’imbarazzo e l’emozione di una chiacchierata con il ragazzo/ la ragazza dei proprio sogni. Vivere, nel senso di “sperimentare”, i propri sentimenti, come recita una pubblicità, “non ha prezzo”. Per tutto il resto, continuando lo spot, c’è la tecnologia.
Voi che dite a riguardo? Avete già un cellulare? A quanti anni lo avete ricevuto?
Utilizzate gli sms o msn o facebook per esprimere i vostri sentimenti? Avete mai detto “ti amo” con la tecnologia? E senza?
Sono molto curiosa sull’argomento!
Buona giornata a tutti! A più tardi!
Kika
Pubblicato martedì 09/06/2009 in adolescenti, cellulare, facebook, giovani, msn, Sentimenti, sms, tecnologia
Condividi questo articolo con i tuoi amici di Facebook